Direttore e drammaturgo, era considerato l'erede di Ivo Chiesa. Innovatore con le Letture e le Mises en Espace, ma legato alla tradizione culturale della sua città
Un pezzo del teatro genovese se ne è andato nel pomeriggio di mercoledì 9 dicembre, ed era un pezzo molto importante. Carlo Repetti, 73 anni, si è spento nell’hospice della società genovese Gigi Ghirotti, che si occupa dell’assistenza a malati terminali.
Insieme a Ivo Chiesa, Carlo Repetti era considerato uno dei padri del teatro genovese come lo conosciamo oggi. E’ stato lui a lottare per trasformare il glorioso Stabile di Genova in Teatro Nazionale. E prima era stato lui a imporre lo Stabile come punto di eccellenza nella scena teatrale italiana. Il funerale verrà celebrato venerdì 11 dicembre alle 11.45 nella chiesa di San Siro, nel centro storico di Genova.
Una vita in teatro
Carlo Repetti ha raccolto l’eredità di Ivo Chiesa, legando a filo doppio la sua vita a quella dello Stabile, dal 1971 fino a pochi mesi fa. Repetti è stato direttore della scuola di recitazione, responsabile culturale, vicedirettore e poi direttore: carica, quest’ultima, che ha ricoperto dal 2000 al 2015. Poi era rimasto nel consiglio di amministrazione.
Nel mezzo, era stato anche due volte assessore comunale al turismo e allo spettacolo: dal 1990 al 1993, e dal 1997 al 2000. E’ stato lui, insieme all’allora sindaco Claudio Burlando, a volere l’Acquario di Genova, dando un contributo fondamentale all’ideazione e realizzazione dell’opera. Sempre come amministratore locale nel 1991 e 1992 ha riportato alla vita il celebre Festival del Balletto di Nervi, e ha fondato la Genova e Liguria Film Commission.
Drammaturgo e manager
Repetti è stato anche drammaturgo, con un occhio particolare alla storia e alla Liguria, tra innovazione e tradizione. Tra le sue opere messe in scena allo Stabile sono da ricordare nel 1983 La passione dello Segnor Ihesu Christe, tratto da testi religiosi liguri del Trecento. Oppure Genova 1746, andato in scena nel 1981. Memorabili anche Borges, autoritratto del mondo, nel 1984; Inverni, del 1988, tratto da Silvio D'Arzo, con la regia di Marco Sciaccaluga e Ferruccio De Ceresa ed Elsa Albani come protagonisti.
Al Festival dei Due Mondi, nel 1992 portò Verso la fine dell’estate, con Anna Galliena e Massimo Ghini. Carlo Repetti allo Stabile ha fatto una vera rivoluzione con le Grandi Letture della Divina Commedia, dal 1983 al 1986, e con la lettura integrale delle opere di Eugenio Montale nel 1988 e 1989. Oltre che con le Mises en Espace (lettura scenica) di molte opere. Sia le Letture che le Mises sono state poi riprese da molti altri teatri italiani.
L'intuizione di Lina Volonghi
A metterlo sul palcoscenico del primo teatro, la Sala Carignano di Genova, era stata Lina Volonghi, che aveva intuito le sue capacità anche se ancora acerbe. Repetti faceva regia e scuola di teatro, con un piglio da subito professionale: tanto che venne notato da Luigi Squarzina e Ivo Chiesa, che poi lo volle con sé allo Stabile.
E’ stato Repetti, per esempio, a portare a Genova artisti del calibro di Mariangela Melato. E’ stato lui uno dei protagonisti della lotta per salvaguardare il patrimonio culturale genovese durante la crisi provocata dalla brusca deindustrializzazione della città tra gli anni 80 e 90.
Visto il suo impegno civile, sono giunti anche i ricordi delle autorità: il presidente regionale Giovanni Toti, l’assessore alla cultura Ilaria Cavo e il sindaco Marco Bucci.
“Oggi Genova piange per la scomparsa di un uomo di cultura e servitore della città - ha scritto Bucci - Fin dagli anni settanta ha lavorato per il Teatro Stabile diventandone poi il direttore: in questo suo lungo percorso è riuscito a portare lo Stabile ad altissimi livelli, rispettando sempre la tradizione genovese.”